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di Dolores Ruberti
Suggerimenti per una riflessione necessaria
Si continua a vivere di speranza: da quando il contadino ricurvo strappava alla terra il suo sostentamento; da quando le donne imbracciavano la falce sotto il sole cocente di giugno; da quando, in contrade più felici, il lavoro negli opifici emancipava le masse, rendendole più libere con una vita più umana e più giusta; da quando i nuovi assetti politici, con la fine della seconda guerra mondiale gettavano una ventata di primavera nelle attese di ogni giorno; da quando intere famiglie emigravano all’estero o nelle città del Nord per trovarvi lavoro; da quando i giovani si illudevano di trovare presto una idonea sistemazione; da quando racchiusi, come oggi, d’altronde, nella preghiera si invocava una vita più umana e più giusta. Di tante speranze che resta? Forse resta solo la Pace, la serena tranquillità di chi dalla vita non ha preteso più di tanto, contentandosi anche spesso dell’affetto di chi gli è vicino nelle incerte vicende della vita. Ma non è rassegnazione quella che si legge ne volti provati dalle di erse forme di miseria, dalle piccole prepotenze, dagli squilibri e dagli scompensi della travagliata vita contemporanea. In questo contesto sembrerebbe quasi ridicolo voler fare il punto della situazione econmico-
Ad essi è negato ciò che ad altri è largamente concesso. La questione meridionale! Quanta retorica, quante iniziative sono state prodotte senza effetti significativi. E il meridione d’Italia assiste impotente alle ingiustizie che continuano a perpetrarsi e quanti vi vivono restano sempre assetati di giustizia, sistematicamente privati della dignità di persona. A questo punto la domanda: quali prospettive per il futuro? Nel crepuscolo della presente congiuntura economico-
Eppure la gente di Giuliano, al pari di tante altre popolazioni del Mezzogiorno, non è apatica, indifferente, nè si lascia mai prendere dallo sconforto da stati di depressione e non è, per sua natura, portata a vedere la sua situazione in maniera catastrofica; essa aspetta paziente una mano amica che l’aiuti a superare l’isolamento, che spesso è emarginazione; resta sempre col sorriso sulle labbra, in attesa che si verifichi il grande evento. Sicchè la speranza è il segno nel quale continua a camminare una società dimenticata ed in essa speranza trova la forza di vivere, in attesa di guadagnare la dignità che le spetta per essere persona e cittadino di uno stato democratico.
art. pubblicato su:"LA CAMPANA DEL VILLAGGIO" ediz. 29.6.95